Hernan Cortez - conquistatore spagnolo, conquistatore del Messico (dalla serie "Great People"). Hernan Cortez: La conquista del Messico

La flotta spagnola era equipaggiata dal governatore di Cuba, Diego Velazquez. A capo della spedizione mise Hernan Cortes, un “hidalgo di spicco” dell'Estremadura, un dandy e uno spendaccione. "Aveva pochi soldi, ma molti debiti." Reclutò un distaccamento di 508 persone, portò con sé diversi cannoni e 16 cavalli; nutriva grandi speranze per loro, dal momento che i messicani non avevano mai visto questi animali "terribili" e non conoscevano affatto il bestiame.

Il 10 febbraio 1519, nove navi di Cortes furono condotte nel “paese d'oro” da Anton Alaminos. Sull'isola di Cozumel, dove c'era un tempio venerato dal popolo Maya, Cortes fu l'apostolo del cristianesimo. Per suo ordine, gli idoli pagani furono spezzati, il tempio fu trasformato in tempio cristiano. La prima battaglia con gli indiani ebbe luogo sulla sponda meridionale della baia di Campeche, nel paese di Tabasco. Dopo aver spezzato la loro resistenza, Cortes inviò nel paese tre distaccamenti. Avendo incontrato grandi forze militari, si ritirarono con grandi danni. Cortes inviò il suo intero esercito contro gli aggressori.

Gli indiani combatterono con grande coraggio e non avevano paura nemmeno dei cannoni. Quindi Cortes colpì da dietro con il suo piccolo distaccamento di cavalleria. "Gli indiani non avevano mai visto cavalli prima, e sembrava loro che cavallo e cavaliere fossero una creatura, potente e spietata." Da Tabasco la flottiglia salpò per l'isola di San Juan de Ulua. Il 21 aprile gli spagnoli sbarcarono sulle rive della terraferma e, per proteggere le retrovie, costruirono la città di Veracruz. Montezuma, il capo supremo degli Aztechi, cercò di corrompere gli spagnoli affinché abbandonassero la campagna contro la sua capitale. Ma più oro e gioielli dava ai conquistadores, più questi cercavano di impossessarsi di Tenochtitlan. Montezuma agì in modo indeciso: ordinò ai leader sotto il suo controllo di resistere agli spagnoli con le armi in mano, e se fallirono, non li aiutò e addirittura rinunciò a loro. Alla fine accettò di far entrare gli spagnoli a Tenochtitlan. Gli spagnoli erano ospitati in un enorme edificio. Perquisendo la stanza, trovarono una porta murata. Cortez ne ordinò l'apertura e scoprì una stanza segreta con un ricco tesoro pietre preziose e oro. Ma gli spagnoli videro che erano rinchiusi e circondati da nemici in un'enorme città e decisero di prendere in ostaggio lo stesso Montezuma. Montezuma fu temporaneamente messo in catene per avvertimento. Da quel momento in poi, per suo conto, Cortés cominciò a dare ordini in tutto il paese senza permesso. Ha costretto i leader aztechi a giurare fedeltà al re spagnolo, e poi chiese loro, come vassalli, di rendere omaggio in oro. Tra i conquistatori iniziò la discordia sulla spartizione del bottino. E in questo momento quasi tutto il Messico si ribellò (1520). In cinque giorni, circa 900 spagnoli e 1.300 loro alleati indiani morirono, annegarono, furono uccisi, catturati e poi sacrificati.

Gli spagnoli furono salvati dai Tlaxcalani, che temevano la vendetta degli Aztechi. Hanno dato ai conquistatori l'opportunità di riprendersi dalla sconfitta e hanno assegnato diverse migliaia di soldati per aiutarli. Basandosi su di loro, Cortez effettuò spedizioni punitive contro gli indiani.

Dopo aver rifornito il distaccamento con persone e attrezzature, Cortes e 10mila indiani a lui amichevoli nel 1521 iniziarono un nuovo attacco sistematico a Tenochtitlan. Ordinò la costruzione di grandi navi a fondo piatto per prendere possesso del lago, circondare e affamare la capitale azteca. Proibì alle tribù circostanti di inviare loro parte del raccolto come tributo e fornì loro assistenza quando le truppe azteche venivano a chiedere tributi. Ha permesso ai Tlaxcalani di saccheggiare i villaggi aztechi. Il Messico è stato conquistato. I vincitori catturarono tutti i tesori raccolti dagli Aztechi nelle città e li costrinsero popolazioni indigene lavorare sulle tenute spagnole appena organizzate. Alcuni furono ridotti in schiavitù, ma il resto degli indiani ridotti in schiavitù divennero effettivamente schiavi. Centinaia di migliaia furono uccisi o morirono per stanchezza e malattie infettive portate dai conquistadores: questo è il terribile risultato della conquista spagnola del paese.

Dopo la caduta di Città del Messico, Cortez inviò truppe in tutte le direzioni per espandere i confini della Nuova Spagna, e lui stesso conquistò la regione indigena degli Aztechi: il bacino del fiume Panuco. Al ritorno in Messico, Cortez iniziò attività di ricerca, equipaggiando sette spedizioni. Cortez, che guidò il quarto (1535-1536), scoprì le montagne della Sierra Madre Occidentale e 500 km della costa continentale del Golfo della California. Il quinto (1537 - 1538) tracciò questa costa verso nord per altri 500 km. Il sesto (1536 - 1539), al comando di Grijalva, compì la prima traversata quasi lungo l'equatore. Il leader del settimo (1539-1540) Francisco Ulda completò la scoperta della costa orientale del Golfo della California.

Nome: Fernando Cortez de Monroy e Pizarro Altamirano (Hernan Cortez)

Anni di vita: 1485 circa - 1547 circa

Stato: Spagna

Ambito di attività: Viaggiatore

Il risultato più grande: Fu uno dei primi conquistadores. Sotto la sua guida, la Spagna conquistò il Messico

L’America Latina è un continente che soffre da molto tempo. I residenti locali furono sfortunati nel senso che non appena gli europei scoprirono le terre americane, un flusso di conquistatori si riversò immediatamente, e non con le intenzioni più rosee. Gli spagnoli e i portoghesi hanno compiuto sforzi particolari nella parte meridionale del continente. Grazie a loro, l'intero centro e Sud America parla spagnolo e portoghese, e professa anche il cattolicesimo, la popolazione si può considerare colta, paragonabile a quella europea.

Ma dietro questa facciata apparentemente pacifica si nasconde una brutta verità: la distruzione delle popolazioni indigene, lo sradicamento della cultura, della lingua, delle tradizioni e dei costumi locali. Queste terre hanno visto molti conquistatori nel corso dei secoli, ma solo pochi nomi rimangono nella storia. Non solo grazie alle sue scoperte di terre inesplorate, ma anche alla sua crudeltà esorbitante e spesso ingiustificata nei confronti delle tribù locali, che, a seguito delle azioni barbare dei conquistatori, scomparvero dalla faccia della terra. Uno di questi nomi illustri è il conquistatore spagnolo Hernan Cortes. Chi era questo fiero spagnolo? Maggiori informazioni su questo argomento di seguito.

Biografia

È molto difficile indicare con precisione la data di nascita di Hernan: per alcuni motivi personali ha preferito non soffermarsi su questo argomento. La maggior parte delle informazioni possono essere raccolte dagli appunti del biografo di Hernan, il suo padre spirituale Francisco de Gomar. È noto che è nato nel 1485 in Spagna. Cortez lo era unico figlio Martin Cortes de Monroy e Doña Catalina Pizarro Altamarino - entrambi i genitori provenivano da antiche famiglie rispettate, i cosiddetti Hidalgos. "Avevano poca ricchezza, ma molto onore", così de Gomara descriveva la famiglia Cortes.

La fortuna del padre era infatti modesta, il che, tuttavia, non gli impedì di mandare il figlio all'età di 14 anni a studiare a Salamanca, nella Spagna occidentale. Gomara descrisse l'adolescente come spietato, arrogante, disobbediente e litigioso (tutte queste qualità sarebbero state successivamente avvertite dalle tribù americane locali). Studiare all'università non era attraente giovane. In quegli anni la gloria di Cristoforo Colombo era in piena espansione, per i lunghi viaggi che fece e per le scoperte di nuove terre. Hernan era ispirato e voleva anche servire la sua patria. È andato al porto di Valencia costa orientale con l'idea di prestare servizio nelle guerre italiane, ma cambiò idea e rimandò il suo sogno per quasi un anno. Ovviamente i porti meridionali della Spagna, con navi piene di ricchezze provenienti dall’India, si rivelarono più attraenti. Alla fine salpò per l'isola di Hispaniola (oggi Santo Domingo) nel 1504. Voleva l'indipendenza e la ricchezza.

A Hispaniola divenne agricoltore e notaio nel consiglio comunale; Durante i primi sei anni, Hernan cercò di fare fortuna da solo, ma non ci riuscì: aveva più debiti che entrate. Inoltre, il sogno tanto atteso delle terre americane dovette essere rinviato a causa del fatto che contrasse la sifilide e perse la spedizione di Diego de Nicueza e Alonso de Ojeda, che si recarono nel continente sudamericano nel 1509. Nel 1511 si riprese e, insieme a Diego Velazquez, partì alla conquista di Cuba. Lì Velazquez fu nominato governatore e tesoriere ufficiale di Cortes. Cortés ricevette la ripartizione (terra e schiavi indiani) e la prima casa nella nuova capitale Santiago. Divenne anche il primo sindaco della capitale e stretto collaboratore di Velazquez (anche perché sposò a suo vantaggio la sorella Catalina).

Cortes è stato eletto due volte alcalde (sindaco) della città di Santiago. Si presentò come il vero rappresentante di Dio in queste terre. Fu quindi a Cortes che Velázquez si rivolse quando, dopo che furono conosciuti i progressi di Juan de Grijalba nello stabilire una colonia sulla terraferma, si decise di inviargli assistenza. Nell'ottobre 1518 fu firmato un accordo che nominava Cortes capitano della nuova spedizione. Ma per questo era necessario raccogliere il numero richiesto di navi e finanze. Le sue capacità di oratore gli portarono sei navi e 300 uomini in meno di un mese. La reazione di Velazquez era prevedibile, la sua gelosia si risvegliò e decise di trasferire la guida della spedizione ad altre mani. Cortes, tuttavia, prese frettolosamente il mare per rilanciare più persone e navi in altri porti cubani.

Spedizione in Messico. Scoperta di Hernán Cortés

Quando Cortés salpò finalmente per la costa dello Yucatan il 18 febbraio 1519, aveva 11 navi, 508 soldati, circa 100 marinai e 16 cavalli. Nel marzo del 1519 sbarcò nella città di Tabasco (oggi uno stato del Messico), dove rimase per qualche tempo per ottenere informazioni dagli indiani locali. Cortés ricevette anche doni da loro, tra cui circa 20 donne, una delle quali, Marina (Malinche), divenne sua concubina e traduttrice e gli diede un figlio, Martin.

Cortés salpò per un'altra località appena sopra Tabasco, sulla costa sud-orientale del Messico e fondò la città di Veracruz (che ora è anche uno stato), principalmente per assicurarsi che i suoi soldati obbedissero solo a lui, distruggendo così il potere di Velázquez. Sulla terraferma, Cortés fece ciò che nessun altro capo spedizione aveva fatto: addestrò e disciplinò il suo esercito, creando una forza coesa. Affinché i soldati non pensassero nemmeno di scappare, Hernan ordinò che tutte le navi fossero bruciate. Ora gli spagnoli erano rimasti soli con le popolazioni locali.

Cortés andava spesso ad esplorare l'interno del Messico, a volte contando sulla forza, a volte sull'amicizia con le popolazioni indigene locali, ma cercando sempre di mantenere i conflitti con loro al minimo. La chiave delle successive conquiste di Cortez risiedeva nella crisi politica dell'impero azteco. Ad esempio, il popolo di Tlaxcala, che era in uno stato di guerra cronica con Montezuma II, il sovrano dell'impero azteco messicano, inizialmente resistette a Cortez, ma divenne il suo alleato più fedele.

Rifiutando tutte le minacce e le suppliche di Montezuma di tenerlo lontano da Tenochtitlan o dal Messico, la capitale (restaurata come Città del Messico dopo il 1521), Cortés entrò in città l'8 novembre 1519 con le sue piccole forze. Secondo le usanze diplomatiche del Messico, Montezuma lo ricevette con grande onore. Cortes decise presto di catturare Montezuma per tenere il paese attraverso il suo monarca e ottenere non solo la conquista politica, ma anche un cambiamento di religione. Il successo di Cortez fu evidente non solo perché gli spagnoli scioccarono gli Aztechi con la loro apparizione a cavallo (non avevano mai visto questi animali, quindi avevano paura), ma anche perché era ideale per il ruolo della divinità locale Quetzalcoatl, che indossava un barba e aveva pelle bianca, e che insegnò agli Aztechi la saggezza dell'agricoltura.

Dopo la cattura di Montezuma, gli spagnoli furono sorpresi di scoprire che gli Aztechi erano un popolo incredibilmente ricco (gli europei non avevano mai visto così tanto oro e gioielli). E iniziò la rapina: molte statuette e oggetti di valore furono fusi in normali lingotti. Naturalmente Cortez tenne per sé la maggior parte del bottino. Gli Aztechi difesero fino all'ultimo la loro città, Tenochtitlan. Cortes tentò più volte di prenderlo, sottomettendo i territori vicini. Finora non ci è riuscito. Assediò la città stessa, conquistandola strada per strada fino alla caduta di Tenochtitlan il 13 agosto 1521. Questa vittoria segnò la caduta dell'impero azteco. Cortes divenne l'unico sovrano di un vasto territorio che si estendeva da Mar dei Caraibi all'Oceano Pacifico.

Anni successivi

Nel 1524, il suo irrequieto desiderio di esplorare e conquistare lo portò a sud, nelle giungle dell'Honduras. Due anni difficili Il tempo trascorso in questa disastrosa spedizione danneggiò la sua salute e la sua posizione. Gli intrighi iniziarono a intrecciarsi contro di lui: il principale era Velazquez, che non perdonò Cortes per la sua popolarità tra la gente del posto e il successo nella conquista.

Nel 1528 Cortés si recò in Spagna per fare appello personalmente al re. Ha portato con sé un'enorme quantità di tesori. Fu ricevuto da Carlo alla sua corte a Toledo. Si sposò anche di nuovo, questa volta con la figlia del Duca. Ma il successo di Hernan fu di breve durata. Ben presto cadde in disgrazia presso il re. Charles lo rimosse dalla carica di governatore del Messico. Tornò nella Nuova Spagna nel 1530 per trovare il paese in uno stato di anarchia.

Fu accusato di aver ucciso la sua prima moglie, Catalina (con il veleno). Cercando in qualche modo di riconquistare la sua precedente posizione, nel 1536 Cortez partì per un'altra spedizione sulle coste della California in cerca di oro. Hernan cercò di convincere il re a finanziare l'intera penisola, ma il re rifiutò l'offerta. Cortés si ritirò nella sua tenuta a Cuernavaca, a circa 30 miglia (48 km) a sud di Città del Messico. Lì si concentrò sulla costruzione del suo palazzo e sull'esplorazione dell'Oceano Pacifico.

Nel 1540 Cortez tornò in Spagna. A quel punto era completamente disilluso e la sua vita era diventata infelice a causa del contenzioso. Inoltre, la salute del conquistatore 62enne è stata minata. Nel 1547, il leggendario conquistatore azteco Hernán Cortés morì di dissenteria in una tenuta di Siviglia.

Biografia iniziale

Spedizione in Messico

L'idea di conquistare il Messico apparteneva a Velazquez, che era anche lo sponsor principale della campagna. Nel 1518 Cortes fu nominato comandante, ma dopo un altro litigio il governatore di Cuba annullò questo ordine. Cortes, tuttavia, possedendo una grande eloquenza, assunse un equipaggio e soldati e salpò da Santiago de Cuba il 18 novembre 1518. La spedizione era scarsamente rifornita di cibo, quindi i conquistadores lasciarono Cuba il 10 febbraio 1519. La spedizione aveva 11 navi (uno di essi era comandato dal tenente Alvarado, vice di Cortez).

L'esercito di Cortez comprendeva 518 fanti, 16 cavalieri a cavallo (molti dei quali condividevano un cavallo, come Alvarado), 13 archibugieri, 32 balestrieri, 110 marinai e 200 schiavi - indiani cubani e neri, come servi e facchini. L'equipaggiamento comprendeva 32 cavalli, 10 cannoni e 4 falconetti. Tra gli ufficiali del distaccamento di Cortez spiccarono i futuri conquistatori dell'America Centrale: Alonso Hernandez Portocarero (inizialmente andò a Malinche), Alonso Davila, Francisco de Montejo, Francisco de Salcedo, Juan Velazquez de Leon (un parente del governatore cubano) , Cristobal de Olid, Gonzalo de Sandoval e Pedro de Alvarado. Molti di loro erano soldati esperti che combatterono in Italia e nelle Antille.

Il timoniere principale era Anton de Alaminos (partecipante alla terza spedizione di Colombo e alla spedizione di Ponce de Leon, Francisco de Cordoba e Juan de Grijalva).

La spedizione è partita lungo la famosa rotta verso la costa dello Yucatan. Sull'isola ebbe luogo il primo contatto con l'alta civiltà americana. Cozumel, all'epoca sede del principato maya di Ekab, centro di venerazione per la dea della fertilità Ix-Chel. Gli spagnoli tentarono di distruggere il santuario, inorriditi dal rito del sacrificio. Inizialmente, un giovane schiavo indiano servì come traduttore, dal quale ricevettero informazioni su Jeronimo de Aguillar, un prete spagnolo che fu catturato dai Maya e studiò la loro lingua. È diventato il traduttore principale della spedizione. Nel marzo del 1519, Cortes annetté formalmente lo Yucatan ai possedimenti spagnoli (in realtà ciò avvenne solo nel 1535). Quindi la spedizione costeggiò la costa e il 14 marzo raggiunse la foce del fiume Tabasco. Gli spagnoli attaccarono l'insediamento indiano, ma non trovarono oro. A Tabasco il 19 marzo, Cortez ricevette doni dai governanti locali: molto oro e 20 donne, tra cui Malinche, che divenne la traduttrice e concubina ufficiale di Cortez. Fu subito battezzata, gli spagnoli la chiamarono “Doña Marina”.

A Tabasco gli spagnoli vennero a conoscenza del grande paese del Messico, che si trovava più a ovest, nell'entroterra, e così apparve il nome "Messico". Nel luglio 1519, la spedizione di Cortez sbarcò sulla costa del Golfo del Messico e fu fondato il porto di Veracruz, 70 km a nord città moderna. Con questo atto, Cortes si pose sotto la diretta subordinazione del re. Per evitare di provocare una rivolta, Cortez ordinò che le navi venissero bruciate. Lasciando la guarnigione, Cortes si spostò nell'entroterra. I suoi primi alleati furono i Totonac, nella cui capitale, Sempoala, Cortes entrò senza combattere. In una riunione di 30 leader del popolo, fu dichiarata guerra agli Aztechi. La maggior parte dell'esercito di Cortez era ora composta da tribù Totonac alleate. Fu concluso un trattato con i Totonac, secondo i termini del quale, dopo la conquista del Messico, i Totonac ricevettero l'indipendenza. Questo accordo non fu mai rispettato.

Il 16 agosto 1519 gli spagnoli marciarono verso Tenochtitlan. Cortes aveva 500 fanti, 16 cavalieri e circa 13mila guerrieri Totonac. I conquistadores trovarono un forte alleato in Tlaxcala, un principato montano indipendente in guerra con la Confederazione azteca. Come segno dell'alleanza, il leader di Tlaxcala diede a Cortes sua figlia Xicotencatl, che il conquistatore diede ad Alvarado. Sotto il nome di Luis de Tlaxcala, accompagnò Alvarado in tutte le sue campagne. L'esercito di Cortez fu rifornito con circa 3.000 Tlaxcalani. Tlaxcala divenne il principale sostegno del dominio spagnolo in Messico e la sua gente non pagò le tasse fino al rovesciamento del regime coloniale spagnolo.

Massacro di Cholula. Immagine indiana

Nell'ottobre del 1519, l'esercito di Cortez raggiunse Cholula, la seconda città-stato più grande del Messico centrale, centro sacro della religione locale. Per ragioni sconosciute, Cortez ha compiuto un massacro della popolazione locale della città e ha parzialmente bruciato la città. Successivamente, nei suoi messaggi, Cortez spiegò questo atto come una ritorsione per una possibile trappola tesa dagli indiani.

Sulla strada per la capitale azteca, gli spagnoli scoprirono il vulcano Popocatepetl (Nahuatl “Collina che fuma”). L'ufficiale di Cortez, Diego de Ordaz, decise di conquistare la cima del vulcano con due scudieri. Successivamente, il re Carlo V permise l'inclusione dell'immagine di un vulcano nello stemma di Ordaz.

Gli spagnoli entrarono a Tenochtitlan l'8 novembre 1519 e furono gentilmente accolti dall'azteco Tlatoani, Montezuma II. Montezuma ha premiato Cortez con molti gioielli d'oro, che non hanno fatto altro che rafforzare il desiderio degli spagnoli di impossessarsi di questo paese. Cortez affermò nei suoi rapporti che i residenti locali scambiarono se stesso e i suoi soldati per messaggeri del dio Quetzalcoatl, quindi all'inizio non opposero resistenza. Questa versione è contestata dagli storici moderni. Ben presto, i messaggeri indiani riferirono che la guarnigione di Veracruz era stata attaccata, dopo di che Cortes apparentemente decise di prendere in ostaggio il sovrano azteco.

Gli spagnoli e gli alleati di Tlaxcalan si stabilirono in una delle residenze reali, dove presto fu scoperto il tesoro dello stato. Montezuma si convinse a prestare giuramento di fedeltà a Carlo V, lasciandolo nella residenza spagnola. Dopo sei mesi di incertezza, Cortez ricevette la notizia che Velazquez aveva inviato in Messico un distaccamento di Panfilo de Narvaez su 18 navi con l'ordine di arrestare Cortez e portarlo a Cuba. La situazione stava diventando critica: Cortes lasciò il tenente Alvarado come comandante della città con un centinaio di soldati, e lui stesso andò a Veracruz con un distaccamento di 300 persone. (Ai cronisti spagnoli non piaceva indicare il numero degli indiani alleati.) Riuscì a corrompere i guerrieri di Narvaez e, con un esercito significativamente rafforzato, i conquistatori tornarono nella Valle di Città del Messico.

"Notte del dolore" e la caduta di Tenochtitlan

Alvarado, in assenza di Cortes, perseguì una politica molto dura, uccidendo molti rappresentanti dell'aristocrazia azteca durante una festa religiosa senza una ragione apparente. La versione tradizionale - rapina - non resiste alle critiche. Gli Aztechi scelsero un nuovo tlatoani - Cuitlahuaca, e iniziarono a prepararsi per la guerra con gli spagnoli. Il 24 giugno 1520 Cortes tornò in città. Al culmine della crisi circostanze poco chiare, Montezuma morì (27 o 30 giugno 1520). Gli spagnoli affermarono che Montezuma fu ucciso dagli indiani ribelli e fonti indiane moderne credono che Montezuma, non più necessario agli spagnoli come ostaggio, fu ucciso da loro;

La sanguinosa ritirata degli spagnoli nella notte del 1° luglio fu chiamata la “Notte del Dolore”. Tutta l'artiglieria andò perduta, tutto l'oro fu saccheggiato a Tenochtitlan. L'esatta entità delle perdite è difficile da stabilire: le cifre massime sono state fornite da Bernal Diaz - circa 1000 spagnoli morirono, secondo Cortez - non più di 150 persone. Cortez scrive molto poco sulla “Notte del dolore” nel suo rapporto: si ha l'impressione che gli fosse spiacevole ricordare questi eventi. Il tenente Alvarado ha mostrato un eroismo particolare.

Un punto molto controverso della conquista è il cosiddetto. “Battaglia di Otumba” del 7 luglio 1520, che gli storici moderni tendono ad attribuire alla mitologia della conquista. Secondo la versione ufficiale, gli Aztechi organizzarono un inseguimento, ma gli spagnoli sconfissero l'esercito indiano. Il distaccamento incruento di Cortez fu accolto calorosamente a Tlaxcala, dove iniziarono i preparativi per un vero e proprio assedio di Tenochtitlan. La posizione degli spagnoli fu notevolmente rafforzata dalle epidemie di influenza e vaiolo portate dagli spagnoli in Messico. Cuitlauac morì di vaiolo e Cuauhtémoc (Descent Eagle - Nahuatl) fu eletto l'ultimo sovrano degli Aztechi. A Tlaxcala arrivarono rinforzi da Cuba a Cortes, apparve l'artiglieria e iniziò la costruzione di una flotta. Le navi smontate furono consegnate da facchini indiani sulla costa del lago Texcoco. Nel maggio 1521 iniziò l'assedio di Tenochtitlan, tagliato fuori dalle scorte e dalle fonti di cibo acqua dolce. L’aiuto degli alleati indiani di Tlaxcala, Texcoco, Huexotzinco, Cholula e altri luoghi ha giocato un ruolo inestimabile: lo stesso Cortes indica nella “Terza lettera del messaggio” che il loro numero raggiunse i 150mila: “Eravamo circa novecento spagnoli, e c’erano più di centocinquantamila». Allo stesso tempo, le città-stato della Valle del Messico, alleate degli Aztechi, furono sottomesse. Durante questo periodo Cortés scoprì il complotto di Villafana, che fu costretto ad impiccarsi. Nell'agosto del 1521 iniziò l'assalto alla città. Il 13 agosto, dopo la cattura dell'ultimo Tlatoani, Cuauhtémoc, lo stato azteco cadde. Fino al 1524 Cortes governò da solo il Messico.

Sovrano del Messico

Nei messaggi di Cortez e nella biografia scritta da Gomara con le sue parole, ci sono numerose lamentele sull'ingiustizia del re e di coloro che lo circondano, che presumibilmente sottovalutavano Cortez. In effetti, Cortes durante questo periodo desiderò il potere esclusivo e danneggiò notevolmente i rapporti con i suoi compagni.

Come risultato di una feroce lotta con Velazquez e il suo protettore, il vescovo Fonseca, Cortes vinse e nell'ottobre 1522 gli fu conferito il grado di capitano generale della neonata colonia Mare-Oceano della Nuova Spagna (i documenti corrispondenti, firmati a Valladolid, furono annunciati a Cuba nel maggio dell'anno successivo). Insieme al decreto reale, nell'estate del 1523 arrivarono quattro funzionari reali, incaricati di organizzare il sistema amministrativo e limitare le ambizioni di Cortez. Durante questo periodo, Cortes supervisionò un'ampia costruzione: a nuova città Città del Messico, che divenne il principale centro dei possedimenti spagnoli nel Nuovo Mondo. Fu realizzata una grande chiesa: secondo le voci trasmesse da Gomara, Cortes giurò di costruire 365 templi sulle rovine delle piramidi pagane affinché potessero essere utilizzati tutto l'anno. Cortes iniziò a inviare i suoi ufficiali alla conquista di altri popoli e stati dell'America Centrale: ad esempio, Alvarado fu inviato in Guatemala. Cortez iniziò la produzione di zucchero di canna in Messico e iniziò a importare neri africani per lavorare nelle piantagioni.

Nel 1523, il re inviò Juan de Garay alla conquista del Messico settentrionale senza informarne Cortez. Cortez costrinse Garay ad abbandonare le sue conquiste (durante i negoziati con Cortez a Città del Messico nel dicembre 1523, Garay morì presumibilmente di polmonite, sebbene Cortez fosse accusato di questo omicidio), tuttavia Cortez decise di lasciare Città del Messico, partendo per una spedizione per punire Cristobal de Olida, che era stato precedentemente inviato da Cortes alla conquista dell'Honduras, ma, avendo cospirato con il governatore cubano Velazquez, si ritirò dalla sottomissione a Cortes (1524-1526). A causa del costante pericolo militare e delle cospirazioni che nascevano nella sua cerchia ristretta, Cortes mostrò una crescente crudeltà. Ordinò la tortura e l'esecuzione di Cuauhtemoc, l'ultimo sovrano degli Aztechi, nel 1525, e intendeva anche marciare su Cuba e trattare con Velazquez (morì nel 1524). Tali decisioni sconsiderate indussero il re Carlo V a rimuovere Cortez dall'incarico e, appena un mese dopo il ritorno da una campagna in Honduras, alla fine di giugno del 1526, Juan Ponce de Leon II (figlio dello scopritore della Florida), che aveva precedentemente denunciato i crimini di Cortez, arrivò a Città del Messico. Un tempo si assicurò la carica di governatore della Nuova Spagna. Tuttavia, dopo molto breve tempo il nuovo governatore morì (in seguito Cortez fu accusato di avvelenamento), anche i successivi sovrani, Marcos de Aguilar e Alonso de Estrada, trattarono Cortez con ostilità, e alla fine del 1527 Cortez fu costretto a lasciare il Messico per recarsi in Spagna e riferire sulle sue attività.

Mappa della California nel XVII secolo. Il territorio è raffigurato come un'isola

Visita in Spagna e ritorno in Messico

Cortes nel 1528 comparve davanti alla corte del re e si assolse brillantemente. Le argomentazioni principali dei suoi avversari si basavano sul fatto che aveva inviato dal Messico molto meno oro e argento di quanto richiesto per pagare il nichel reale. Il re onorò Cortes con un'udienza e gli concesse l'appartenenza all'ordine cavalleresco di Santiago de Compostela. Nel 1529, Cortes e i suoi discendenti ottennero il titolo di marchese di Oaxaca, che durò fino al 1811. A Cortes fu concesso il diritto di mantenere 23.000 vassalli a Oaxaca, ma non fu restituito al governatorato e non gli fu assegnata nessun'altra posizione in ritorno.

In assenza di Cortes, in Messico si verificò una grave crisi politica: i membri dell'Audiencia condivisero il potere e il comandante in capo Nuño de Guzman rovinò gli indiani. Nel 1528, una delegazione indiana arrivò in Spagna lamentandosi dei coloni e Cortez si schierò dalla loro parte! Nel 1530, Cortes fu nominato governatore militare del Messico. Dovette condividere il potere con Don Antonio de Mendoza, nominato governatore civile. Cortez comparve presto di nuovo in tribunale, accusato di cospirazione per prendere il potere e di omicidio della sua prima moglie. Il materiale del tribunale è stato classificato e non è stato conservato, quindi non si sa quale verdetto sia stato raggiunto. Fino al 1541 Cortes visse nella sua tenuta a Cuernavaca (48 km a sud di Città del Messico). Nel 1536 intraprese una spedizione in California, sperando di aumentare i possedimenti della corona spagnola, nonché di trovare un passaggio dall'Atlantico all'Oceano Pacifico (che non trovò mai in Honduras). Questa campagna, nonostante i costi elevati, non gli portò ricchezza e potere.

Nel 1539, de Ulloa chiamò il Golfo di California Mare di Cortez, ma questo nome non fu stabilito.

Ritorno in Europa. Gli ultimi anni di vita

Nel 1541 un altro prova, associato all'abuso di potere, costrinse Cortes a tornare in Spagna. La sua posizione è cambiata: è riuscito a malapena a raggiungere un pubblico reale. La leggenda narra che, travolto dalla folla dei cortigiani, Cortez sfondò e si appese al predellino della carrozza reale. Alla domanda indignata del re: “Chi sei?”, Cortes rispose: “Sono l’uomo che ha dato a Vostra Maestà più paesi che i tuoi antenati ti hanno lasciato città!”

Nel 1541, per ordine del re, Cortes si unì alla campagna dell'ammiraglio genovese Andrea Doria per conquistare l'Algeria. Cortés ha tentato di catturare il pascià algerino Hayretdin Barbarossa, ma forte tempesta quasi distrusse l'intero distaccamento spagnolo. Dal punto di vista militare la campagna si rivelò estremamente infruttuosa e lasciò Cortes con molti debiti, poiché stava equipaggiando la spedizione per fondi propri. Nel 1544 Cortes intentò persino una causa al tesoro reale, ma il procedimento legale si trascinò fino al 1547 e non diede risultati. Cortés tentò di tornare in Messico, ma contrasse la dissenteria e morì vicino a Siviglia il 2 dicembre 1547 nella città di Castilleja de la Cuesta all'età di circa 62 anni. In tutti questi anni Cortes fu accompagnato dal sacerdote Francisco Lopez de Gomara, che divenne il suo confessore e registrò i ricordi del conquistatore e degli ospiti che lo visitarono.

Nel suo testamento, Cortez chiese di essere sepolto in Messico e espresse anche il desiderio di dare status legale ai suoi figli meticci nati da concubine indiane, incluso il suo primogenito Martin Cortez, nato da Malinche. È stato fatto.

Vita personale

Cortez ebbe molte relazioni in Spagna e molte concubine indiane in Messico. La sua relazione con Malinche fu altamente romanticizzata nel 19° secolo.

Cortes si sposò ufficialmente due volte: a Cuba sposò Catalina Suarez Marzaida, morta nel 1522 a Coyoacan. Il loro matrimonio era senza figli. Nel 1529, Cortés sposò Doña Juana Ramirez de Orellano de Zúñiga, figlia di Carlos Ramirez de Orellano, secondo conte di Aguillar. In questo matrimonio ebbe sei figli:

Don Luis Cortes y Ramirez de Orellano, morì in tenera età nel 1530.
Doña Catalina Cortes de Zúñiga, morta dopo la nascita nel 1531.
Don Martin Cortes y Ramirez de Orellana, nato nel 1532. Era sposato con sua cugina de Orellana, questo matrimonio non ebbe figli. Fu Martin Cortes a ereditare il titolo di Marchese del Valle. A lui è stata dedicata l'opera di Francisco Lopez de Gomar.
Doña Maria de Cortes y Zúñiga, nata tra il 1533 e il 1537. Era sposata con il quinto conte di Luna.
Doña Catalina de Cortes y Zúñiga, nata tra il 1533 e il 1536, morì poco dopo la morte del padre a Siviglia.
Doña Juana de Cortes y Zúñiga, nata tra il 1533 e il 1536. Era sposata con il secondo duca di Alcalá ed ebbe figli.

Cortés ha lasciato i seguenti discendenti illegittimi:

Don Martin Cortez, figlio di Malinche, originariamente adottato da Juan de Zúñiga, uno degli ufficiali di Cortez. Fu soprannominato il “Primo Meticcio”. I suoi discendenti vivono ancora in Messico.
Don Luis Cortes, figlio illegittimo di Dona Antonia Hermosillo.
Doña Catalina Pizarro, figlia della parente di Cortez, Doña Leonor Pizarro.
Doña Leonor, meticcia, nata da figlia maggiore Montezuma - Dona Isabel de Montezuma (i suoi discendenti fino al XIX secolo ricevevano una pensione dal governo spagnolo).

Una menzione speciale merita di essere fatta:

Doña Maria Cortes de Montezuma (nata nel 1510?), adottata da Cortes, figlia di Montezuma II.

Memoria

Sepoltura

Cortez lasciò in eredità di seppellirlo in Messico, nell'Ospedale di Gesù di Nazareth a Città del Messico. In totale, i suoi resti furono seppelliti almeno 8 volte. Dal 1547 al 1550 riposò a Siviglia, nel monastero di San Isidoro, nella cripta dei duchi di Medina Sidonia. Nel 1550 le spoglie furono spostate, ma rimasero nel monastero. Nel 1566, le ceneri di Cortez furono trasferite in Messico, a Texcoco, dove, insieme ai resti di sua figlia, riposarono fino al 1629. Dal 1629 al 1716 Cortez riposò nel monastero di San Francisco, sulla piazza principale di Città del Messico. A causa di lavori di riparazione, le ceneri furono trasferite anche nel 1716, e solo nel 1794 fu esaudito il testamento di Cortez. Nel 1823 fu lanciata una campagna a Città del Messico per distruggere i resti di Cortez e il 15 settembre 1823 la lapide fu smantellata, ma le ceneri rimasero al loro posto. Nel 1836 i resti furono trasferiti in un'apposita cripta nello stesso luogo. Nel 1947 i resti furono aperti ed esaminati, il che ne confermò l'autenticità. L'ultima volta fu seppellito nel 1981, dopo che un gruppo nazionalista indiano minacciò di distruggerne i resti. Da allora, per ordine del presidente López Portillo, il luogo di sepoltura di Cortés è stato tenuto segreto.

Questioni controverse

Cortes non si distinse in alcun modo fino alla conquista del Messico, e solo allora i ricercatori si interessarono alla sua biografia. La migliore fonte sono le lettere di Cortes, inviate sotto forma di rapporti al re di Spagna, quindi gli eventi ivi descritti sono tendenzialmente coperti. Una fonte abbastanza affidabile è la cronaca di Francisco Lopez de Gomar, scritta dalle parole di Cortes e del suo entourage in Spagna. Tuttavia, Gomara era un fan dei romanzi cavallereschi e non era mai stato in Messico. Terzo la fonte più importanteè un'opera monumentale di un vecchio soldato dell'esercito di Cortez, Bernal Diaz del Castillo, ed è stata scritta come una confutazione del lavoro di Gomar, che idealizzava eccessivamente Cortez.

Bartolomé de las Casas, con il quale Cortes comunicò in Spagna, scrisse in modo molto negativo di Cortez e lo considerò un eccellente interlocutore. Fu de Las Casas a gettare le basi della “leggenda nera”, che accusò i conquistadores di ogni possibile crimine contro l'umanità. Anche le fonti indiane citate nella cronaca di Bernardino de Sahagun non descrivono Cortes nella luce migliore. Di conseguenza, tutte le opere moderne su Cortez sono chiaramente divise in due direzioni: nella prima appare come un eroe-conquistatore romantico, nel secondo tipo di ricerca - quasi un demone dell'inferno.

L'atteggiamento nei confronti di Cortez nel Messico moderno è estremamente contraddittorio: sebbene sia maledetto dai nativi d'America, è comunque venerato. Ci sono molti monumenti a Cortes nel paese, almeno due insediamenti portano il suo nome;

Difficilmente è possibile oggi scrivere un ritratto imparziale del conquistador. Tuttavia, va tenuto conto dell'atteggiamento generalmente rispettoso di Cortez nei confronti degli indiani: ha adottato figlia più giovane Montezuma, e costruì un castello in Spagna per i suoi discendenti, che è sopravvissuto fino ad oggi. Ha sostenuto gli indiani messicani nella loro lotta contro l'encomienda. Cortes non aveva alcuna avversione fisica per gli indiani e li rispettava debitamente come avversari in combattimento.

Vedi anche

Fonti e letteratura

Gruppo di fonti azteche

Prete Juan; Antonio Perez; friggere Pedro de los Rios (glosses). Codice Telleriano-Remensis. www.kuprienko.info. - Ucraina, Kiev, 2010. Traduzione dallo spagnolo - A. Skromnitsky, V. Talakh. Archiviata dall' url originale il 22 agosto 2011. Estratto il 16 agosto 2010.

Fonti primarie

Cortes, Hernan, “Lettere (estratti)”
. La storia del popolo Chichimec, il loro insediamento e insediamento nel paese di Anahuac. . www.kuprienko.info (22 marzo 2010). - per. dallo spagnolo - V. Talakh, Ucraina, Kiev, 2010. URL consultato il 29 giugno 2010 (archiviato dall' url originale il 23 agosto 2011).
Alva Ixtlilxochitl, Fernando de. Un messaggio sull'arrivo degli spagnoli e l'inizio della legge evangelica. . www.kuprienko.info (A. Skromnitsky) (22 ottobre 2010). - per. dallo spagnolo - V. Talakh, Ucraina, Kiev, 2010. URL consultato il 22 ottobre 2010 (archiviato dall' url originale il 24 agosto 2011).
Talakh VM (a cura di) Documenti di Pashbolon-Maldonado (Campeche, Messico, XVII secolo). (russo) . kuprienko.info(26 giugno 2012). URL consultato il 27 giugno 2012 (archiviata dall' url originale il 28 giugno 2012).
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Storia della conquista del Messico, con una visione preliminare dell'antica civiltà messicana e la vita del conquistatore, Hernando Cortes Di William H. Prescott
Scorso Volontà e Testamento di Hernán Cortes

Fonti secondarie

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Il dio della pioggia piange sul Messico di László Passuth
Sette miti della conquista spagnola di Matthew Restall, Oxford University Press (2003) ISBN 0-19-516077-0
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In spagnolo

La Ruta de Hernan. Fernando Benítez ().
Hernan Cortes. Inventore Messico. Juan Miralles Ostos ().
Hernan Cortes. Salvador de Madariaga.
Hernan Cortes. José Luis Martinez. Edizione del Fondo di Cultura Economica e UNAM. (1990)
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Passaggi della storia II: tempo degli eroi. Juan Antonio Cebrián () (Su vida se encuentra en el pasaje nº7, Hernán Cortés, simbolo di una conquista, pagine da 181 a 211).
Compostela de Indias, sua origine e fondazione. Salvador Gutierrez Contreras (1949).
Hernan Cortes. mentalità e propositi. Demetrio Ramos. ISBN 84-321-2787-6
Hernan Cortes. cronica di un impossibile. José Luís Olaizola ().

Collegamenti

Lettera di Cortés all'imperatore Carlo V, scritta a Segura de la Frontera il 30 ottobre 1520
Persone nella storia dell'antica Mesoamerica (incluso E. Cortes)
Zenon Kosidovsky"Come Cortes conquistò il paese azteco"
Terza lettera all'imperatore Carlo V (Hernán Cortes. Estratti)
Quarta lettera all'imperatore Carlo V (Hernán Cortes. Estratti)
La vera storia della conquista della Nuova Spagna (Bernal Díaz del Castillo)
Resoconto di alcune cose della Nuova Spagna e della grande città di Temestitan, Città del Messico (scritto da un compagno di Hernán Cortés, il conquistatore anonimo)
Gulyaev V.I. “Sulle orme dei conquistadores”, “Scienza”, 1976, - 160 p.

Scopritori dell'America
Prima di Colombo	Gunnbjörn Ulfson \| Bjarni Herjulfsson \| Eric il Rosso \| Leif Eriksson \| Cortiriale
Grandi scoperte marittime	Colombo\| Treccia \| Ojeda \| Vespucci \| Caboto Sr. \| Cabral\| Quelho \| Ponce de Leon \| Magellano \| Verrazzano \| Caboto Jr. \| Cartier
Conquistatori	Velazquez de Cuellar \| Núñez de Balboa \| Almagro \| Pizarro \| Grijalva \| Cortez \| Alvarado\| Soto \| Cabrillo \| Valdivia \| Orellana \| Belalcázar \| Jimenez de Quesada \| Mendoza \| Vásquez de Coronado \| Sarmiento de Gamboa
Mappatura	Waldseemüller \| Drake \| Frobisher \| Davis \| Hudson \| Hakluyt \| Fabbro \| Champlain \| Baffin \|

Cortez Hernan (1485-1547), conquistador spagnolo, conquistatore dell'Impero azteco.

Nato nella città di Medellin in una povera famiglia nobile. Nel 1499 si recò a Salamanca e divenne studente universitario. Ma il suo carattere irrequieto e la sua ambizione impedirono al giovane di completare gli studi. Due anni dopo, con grande dispiacere dei suoi genitori, tornò a casa.

Nel 1504 Cortes lasciò la Spagna sulla nave Quintero. Per i successivi 15 anni combatté nelle Antille con i nativi. Nel 1511, insieme all'eminente leader militare spagnolo D. Velazquez, partecipò alla cattura dell'isola di Cuba. Velazquez divenne governatore e il suo preferito Cortes divenne segretario.

Nel 1519, dopo due spedizioni di ricognizione nella penisola dello Yucatan in America Centrale, Velazquez organizzò una campagna militare sotto il comando di Cortes. Da 11 navi, guerrieri pesantemente armati con cavalleria e artiglieria sbarcarono sulla costa. Per prima cosa furono conquistate le tribù tabasche costiere e gli insediamenti di Tlaxcalaa e Cholula (ora Puebla). Quindi, utilizzando il sostegno degli abitanti di Tlaxcalana, Cortes entrò nella capitale dell'impero azteco, Tenochtitlan (ora Città del Messico), e catturò Montezuma, il leader azteco. Tuttavia, presto un distaccamento di spagnoli al comando di P. Narvaez sbarcò sulla costa per arrestare il conquistador, portarlo a Cuba e processarlo per tradimento. Velazquez, istigato dal suo entourage, dubitava dell'affidabilità di Cortez. Quest'ultimo lasciò il gruppo sotto il comando di P. de Alvarado a Tenochtitlan, e lui e alcuni soldati si mossero verso Narvaez. Narvaez fu catturato e Cortes riuscì a portare il suo distaccamento al suo fianco.

Nel frattempo scoppiò una ribellione a Tenochtitlan e la guarnigione cadde. Solo nell'estate del 1521 Cortes riprese possesso della capitale. Negli anni successivi, come governatore del Messico (1522-1528), conquistò aree remote per l'impero. Prendendo posizione contro l'influente Velazquez, Cortes incorse nell'ira di Carlo V. Il conquistador fu pubblicamente accusato di aver ucciso sua moglie e fu privato del potere amministrativo. Tuttavia, nel 1529, durante un incontro personale con il re, Cortes ottenne il favore reale e ricevette il titolo di marchese e capitano generale del Messico.

Nel 1541 prese parte ad una campagna militare nel Nord Africa. Lì fallì. Cortez è quasi morto in un naufragio.

Biografia iniziale

Spedizione in Messico

Mappa della campagna 1519-1521.

L'idea di conquistare il Messico apparteneva a Velazquez, che era anche lo sponsor principale della campagna. Nel 1518 Cortes fu nominato comandante, ma dopo un altro litigio il governatore di Cuba annullò questo ordine. Cortes, tuttavia, possedendo una grande eloquenza, assunse un equipaggio e soldati e salpò da Santiago de Cuba il 18 novembre 1518. La spedizione era scarsamente rifornita di cibo, quindi i conquistadores lasciarono Cuba il 10 febbraio 1519. La spedizione aveva 11 navi (uno di loro era comandato dal tenente Alvarado, vice di Cortez).

L'esercito di Cortez comprendeva 518 fanti, 16 cavalieri (molti dei quali condividevano la proprietà di un cavallo, come Alvarado), 13 archibugieri, 32 balestrieri, 110 marinai e 200 schiavi - indiani cubani e neri, come servi e facchini. L'equipaggiamento comprendeva 32 cavalli, 10 cannoni e 4 falconetti. Tra gli ufficiali del distaccamento di Cortez spiccarono i futuri conquistatori dell'America Centrale: Alonso Hernandez Portocarero (inizialmente andò a Malinche), Alonso Davila, Francisco de Montejo, Francisco de Salcedo, Juan Velazquez de Leon (un parente del governatore cubano) , Cristobal de Olid, Gonzalo de Sandoval e Pedro de Alvarado. Molti di loro erano soldati esperti che combatterono in Italia e nelle Antille.

Il timoniere principale era Anton de Alaminos (partecipante alla terza spedizione di Colombo e alla spedizione di Ponce de Leon, Francisco de Cordoba e Juan de Grijalva).

La spedizione è partita lungo la famosa rotta verso la costa dello Yucatan. Sull'isola ebbe luogo il primo contatto con l'alta civiltà americana. Cozumel, all'epoca sede del principato maya di Ekab, centro di venerazione per la dea della fertilità Ix-Chel. Gli spagnoli tentarono di distruggere il santuario, inorriditi dal rito del sacrificio. Inizialmente, un giovane schiavo indiano servì come traduttore, dal quale ricevettero informazioni su Jeronimo de Aguillar, un prete spagnolo che fu catturato dai Maya e imparò la loro lingua. È diventato il traduttore principale della spedizione. Nel marzo del 1519, Cortes annetté formalmente lo Yucatan ai possedimenti spagnoli (in realtà ciò avvenne solo nel 1535). Quindi la spedizione costeggiò la costa e il 14 marzo raggiunse la foce del fiume Tabasco. Gli spagnoli attaccarono l'insediamento indiano, ma non trovarono oro. A Tabasco il 19 marzo, Cortez ricevette doni dai governanti locali: molto oro e 20 donne, tra cui Malinche, che divenne la traduttrice e concubina ufficiale di Cortez. Fu subito battezzata, gli spagnoli la chiamarono “Doña Marina”.

A Tabasco gli spagnoli vennero a conoscenza del grande paese del Messico, che si trovava più a ovest, nell'entroterra, e così apparve il nome "Messico". Nel luglio 1519, la spedizione di Cortez sbarcò sulla costa del Golfo e fu fondato il porto di Veracruz, 70 km a nord della città moderna. Con questo atto, Cortes si pose sotto la diretta subordinazione del re. Per evitare di provocare una rivolta, Cortez ordinò che le navi venissero bruciate. Lasciando la guarnigione, Cortes si spostò nell'entroterra. I suoi primi alleati furono i Totonac, nella cui capitale, Sempoala, entrò Cortes. In una riunione di 30 leader del popolo, fu dichiarata guerra agli Aztechi. La maggior parte dell'esercito di Cortez era ora composta da tribù Totonac alleate. Fu concluso un trattato con i Totonac, secondo i termini del quale, dopo la conquista del Messico, i Totonac ricevettero l'indipendenza. Questo accordo non fu mai rispettato.

Massacro di Cholula. Immagine indiana

Nel gennaio 1521 iniziò l'assedio di Tenochtitlan, tagliato fuori dalle scorte di cibo e dalle fonti di acqua dolce. Allo stesso tempo, le città-stato della Valle del Messico, alleate degli Aztechi, furono sottomesse. Durante questo periodo Cortés scoprì il complotto di Villafana, che fu costretto ad impiccarsi. Nell'agosto del 1521 iniziò l'assalto alla città. Il 13 agosto, dopo la cattura dell'ultimo Tlatoani, Cuauhtémoc, lo stato azteco cadde. Fino al 1524 Cortes governò da solo il Messico.

Sovrano del Messico

Nel 1524, Cortes ricevette il grado di capitano generale della neonata colonia della Nuova Spagna del Mare-Oceano. Insieme al decreto arrivarono quattro funzionari reali (Royal Audiencia), chiamati a organizzare il sistema amministrativo e limitare le ambizioni di Cortes. Durante questo periodo, Cortes supervisionò un'ampia costruzione: la nuova città di Città del Messico fu costruita sulle rovine di Tenochtitlan, che divenne il principale centro dei possedimenti spagnoli nel Nuovo Mondo. Fu realizzata una grande costruzione di chiese: secondo le voci trasmesse da Gomara, Cortes giurò di costruire 365 templi sulle rovine delle piramidi pagane in modo che potessero essere utilizzati tutto l'anno. Cortes iniziò a inviare i suoi ufficiali alla conquista di altri popoli e stati dell'America Centrale: ad esempio, Alvarado fu inviato in Guatemala. Cortez iniziò la produzione di zucchero di canna in Messico e iniziò a importare neri africani per lavorare nelle piantagioni.

Nel 1523, il re inviò Juan de Garay alla conquista del Messico settentrionale senza informarne Cortez. A seguito di una feroce lotta con Velazquez, Garay e il vescovo Fonseca, Cortes vinse, ma decise di lasciare Città del Messico, partendo per una spedizione alla conquista dell'Honduras (1524-1526). Anche qui ebbe luogo la guerra con Cristobal de Olid, inviato dal governatore cubano Velazquez per conquistare questo paese. A causa del costante pericolo militare e delle cospirazioni che nascevano nella sua cerchia ristretta, Cortes mostrò una crescente crudeltà. Nel 1525 ordinò la tortura e l'esecuzione di Cuauhtemoc, l'ultimo sovrano degli Aztechi, e intendeva anche marciare su Cuba e trattare con Velazquez (morì nel 1524). Tali decisioni sconsiderate spinsero il re Carlo V a rimuovere Cortes dall'incarico.

Il re in quel momento era in Germania, impegnato nella guerra tra protestanti e cattolici. La Spagna era governata dall'arcivescovo Adriano. Fu a lui che Juan Ponce de Leon II (figlio dello scopritore della Florida) si rivolse, denunciando i crimini di Cortez e chiedendo la sua esecuzione. L'opposizione crebbe e nel 1527 Cortes fu costretto a dimettersi da governatore e nel 1528 si recò in Spagna per riferire sulle sue attività.

Mappa della California nel XVII secolo. Il territorio è raffigurato come un'isola

Visita in Spagna e ritorno in Messico

Fonti e letteratura

Fonti primarie

Cortes, Hernan, "Lettere (estratti)"
Hernan Cortes, Lettere- disponibile come Lettere dal Messico tradotto da Anthony Pagden (New Haven: Yale University Press, 1986.) ISBN 0300090943
Francisco López de Gomara, Hispania Vincitrice; Prima e Seconda Parte della Storia Generale delle Indie, con tutta la scoperta e le cose notevoli avvenute da quando furono acquisite fino all'anno 1551, con la conquista del Messico e della Nuova Spagna Los Angeles: University of California Press, 1966.
Bernal Diaz del Castillo, La conquista della Nuova Spagna- disponibile come La scoperta e la conquista del Messico: 1517-1521 ISBN 030681319X
Le lance spezzate: il racconto azteco della conquista del Messico. - Edizione ampliata e aggiornata. - Boston: Beacon Press, 1992. - ISBN ISBN 0-807-05501-8
Storia della conquista del Messico, con una visione preliminare dell'antica civiltà messicana e la vita del conquistatore, Hernando Cortes Di William H. Prescott
Ultime volontà e testamento di Hernán Cortés

Fonti secondarie

Conquista: Cortes, Montezuma e la caduta del Vecchio Messico di Hugh Thomas (1993) ISBN 0671511041
Cortes e la caduta dell'impero azteco di Jon Manchip White (1971) ISBN 0786702710
Storia della conquista del Messico. di William H. Prescott ISBN 0375758038
Il dio della pioggia piange sul Messico di László Passuth
Sette miti della conquista spagnola di Matthew Restall, Oxford University Press (2003) ISBN 0195160770
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In spagnolo

La Ruta de Hernan. Fernando Benítez ().
Hernan Cortes. Inventore Messico. Juan Miralles Ostos ().
Hernan Cortes. Salvador de Madariaga.
Hernan Cortes. José Luis Martinez. Edizione del Fondo di Cultura Economica e UNAM. (1990)
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Hernan Cortes. mentalità e propositi. Demetrio Ramos. ISBN 84-321-2787-6
Hernan Cortes. cronica di un impossibile. José Luís Olaizola (